PIANOFORTE MODERNO

Progetto del corso

La prima domanda che viene è sicuramente questa:
che differenza c’è tra un corso di pianoforte moderno e uno classico?

Si può certamente dire che nella prima fase di studio le differenze non sono molte: impostazione della mano, lettura delle note, ecc.

Una leggera differenza c’è sicuramente nella scelta dei brani da fare: ai vari Mozart e Beethoven si preferisce fare del blues, qualche semplice jazz, oppure i classici della musica leggera italiana e internazionale (Beatles, Elton John, le colonne sonore dei film celebri e così via).

Le differenze si fanno invece sostanziali nel periodo successivo al primo anno di corso (periodo per altro variabile in base ai risultati raggiunti).

Si passa quindi allo studio degli accordi e al loro utilizzo nella musica moderna, le tecniche di accompagnamento (sia per quanto riguarda l’accompagnamento di cantanti che di strumenti solisti come il sax o la chitarra), il pianoforte da pianobar e via discorrendo.

Utilizzare gli accordi significa imparare a gestire a proprio piacimento il materiale musicale slegandosi quindi dalla lettura di uno spartito e dando libertà alla propria fantasia e al proprio gusto musicale (senza limitazione di genere, ritmo e difficoltà).
Per fare tutto ciò occorre, oltre allo studio degli accordi e del ritmo, dare sviluppo al cosiddetto “orecchio musicale”, ovvero la capacità di riconoscere e di riprodurre i suoni e questo porta a trovarsi le note delle canzoni preferite senza l’ausilio di nessuna partitura.

Proseguendo ancora si affronta lo studio del jazz attraverso le sue complesse armonie e le tecniche di improvvisazione (basata su scale musicali predefinite) nonchè dei ritmi caratteristici (ritmi sincopati). Fare un elenco dei libri e dei metodi utilizzati diventa piuttosto difficile visto che ogni persona che si avvicina al mondo della musica è diversa da tutte le altre e quindi standarizzare il metodo su basi predefinite mi sembra riduttivo e poco utile al fine dell’apprendimento.

Personalmente preferisco utilizzare delle trascrizioni di brani famosi “cuciti” addosso all’allievo, ovvero pensati appositamente per il livello di difficoltà raggiunto.

Questo, oltre che a sviluppare la tecnica pianistica al pari di un esercizio ripetitivo, è sicuramente più gratificante per chi suona (e per chi ascolta…). Resta inteso che questo non esclude comunque la possibilità di imparare brani scritti da altri compositori più o meno moderni (Allevi, Einaudi, ecc.).

É importante comunque nello studio della musica mantenere due criteri fondamentali: divertirsi e far divertire.